250 giorni di scuola all’anno? Siamo nel mare magnum delle proposte timide e non risolutive. Serve un deciso colpo di fiocina

La notizia riportata da La Tecnica della Scuola su un ipotizzato aumento a 250 giorni come durata minima del calendario scolastico mette in risalto, ancora una volta, l’antico vizio di chiunque governi la scuola italiana, quello di procedere sempre a piccoli passi, senza la determinazione che servirebbe a chi vuol perseguire obiettivi di grande respiro.

Che sono, infatti, 50 miseri giorni in più all’anno, quando ci vorrebbe il coraggio di pensare e pescare in grande, innalzando finalmente l’obbligo scolastico fino almeno ai 25 anni di età? Questa sì che sarebbe una misura davvero efficace: ma è impensabile che questo governo possa avere l’audacia progressista che servirebbe per sostenere un’ipotesi così ambiziosa.

Certo andrebbero attentamente valutati alcuni risvolti non trascurabili: siamo sicuri che ai docenti, oltre all’indiscutibile libertà di insegnamento, si possa richiedere anche la “fantasia d’insegnamento” indispensabile per reggere senza noie proprie e altrui un così prolungato impegno? Il dubbio è che a partire dall’undicesimo anno di obbligo non sappiano più che pesci prendere.

Meno problemi sul versante ATA, dove accanto alle Elevate Qualificazioni si potrebbe pensare di introdurre le Elevate Quantificazioni

Insomma, comunque la si giri, la questione si rivela più spinosa di una tracina. Per quanto ci riguarda, se non si vuole rischiare l’ennesimo e confuso fritto misto, va ricondotta al tavolo contrattuale: l’amministrazione infatti, su temi così complessi, potrebbe rivelarsi un pesce fuor d’acqua.

Roma, 1° aprile 2025