La Cisl Scuola guarda al dopo voto, quando la concretezza dei problemi sarà il terreno di prova per il nuovo Governo e il nuovo Parlamento, al di là delle promesse contenute in programmi elettorali che peraltro non brillano in modo particolare per originalità e ricchezza di contenuti. Lo fa pubblicando un breve dossier in cui, a partire dalle questioni considerate prioritarie, si sollecita più in generale un diverso approccio della politica ai temi dell’istruzione e della formazione, quali che siano gli esiti della consultazione elettorale del 4 marzo.
Che fare per la scuola a partire dal 5 marzo è il titolo della pubblicazione, che verrà diffusa prossimamente in tutte le scuole, avviando di fatto il percorso che traguarda la prossima stagione contrattuale.
In primo piano infatti, considerato l’approssimarsi del termine di scadenza (31 dicembre 2018) del contratto da poco firmato, i problemi da mettere al centro della piattaforma per il contratto 2019-21, cui si dovrà cominciare a lavorare a breve. Ma il dossier della Cisl Scuola affronta anche i temi sui quali sarebbe necessario intervenire per via legislativa, tra cui alcune modifiche ritenute auspicabili su aspetti particolari della legge 107/2015 e le urgenze sul versante del precariato e del reclutamento, anche per portare a soluzione la gravissima situazione determinatasi nella scuola primaria e dell’infanzia per gli esiti del contenzioso sui diplomi magistrali.
Su istruzione e formazione è urgente una riflessione condotta in un clima diverso, fuori da arroccamenti e contrapposizioni, recuperando per la scuola la dimensione di “bene comune” che non appartiene alle maggioranze di governo “pro tempore”: da qui la proposta lanciata in chiusura del documento, quella di una Conferenza Nazionale che possa valere anche per “ristabilire, attorno alla scuola e nella scuola, un clima di serenità da troppo tempo mancante”. Un momento di coinvolgimento e di confronto “che abbia anche formale visibilità per essere adeguatamente riconosciuto e valorizzato”