In risposta a un articolo di Ernesto Galli della Loggia pubblicato sul Corriere della Sera del 30 settembre, la segretaria generale CISL Scuola Ivana Barbacci ha inviato al direttore della testata la seguente lettera, pubblicata poco fa sull’edizione on line del Corriere:
Caro direttore,
non è la prima volta, purtroppo, che il professor Galli Della Loggia interviene con toni e contenuti pressoché identici a quelli che si leggono oggi sul Corriere. Una ripetitività che senza offesa mi sento di definire stucchevole, fondata su cliché sempre identici e che denotano anche una conoscenza piuttosto approssimativa della realtà verso cui il professore rivolge i suoi (soliti) strali.
Per quel che vale, vorrei far notare, per esempio, che il sindacato più rappresentativo (importante o meno, non sta a me dirlo) del mondo della scuola è la CISL, da sempre col maggior numero di associati e le cui posizioni, in un contesto sindacale articolato e plurale, non sono sovrapponibili a quelle di altre organizzazioni.
Per capirlo, e non banalizzare la realtà, servirebbe uno sforzo che forse il professore riterrà eccessivo: dare almeno un’occhiata a ciò che la CISL Scuola continua a produrre in termini di riflessione e studio sulle problematiche della scuola e del lavoro nella scuola, in un rapporto di confronto, di dialogo e di attenzione con esponenti autorevoli del mondo della cultura in senso lato e della cultura e della ricerca pedagogica in particolare, ospitandone gli interventi in pubblicazioni (ne abbiamo una trimestrale, per quanto ci riguarda, più un piccolo mensile), convegni, dibattiti. Mi concedo una battuta: prima che canti, sarebbe bene che il Galli si documentasse. Gioverebbe alla qualità della musica.
Per quanto sia difficile dialogare con chi si propone in modo così tranchant nei confronti di soggetti che forse non considera nemmeno come possibili interlocutori, su due questioni mi preme dire qualcosa.
La prima riguarda ciò che secondo il professore sarebbe un limite, anzi la causa di un’asserita burocratizzazione del sindacato, e che io invece ritengo un modello intelligente e virtuoso di rappresentanza del lavoro scolastico. Un modello che, con impegno e fatica, tende a fare sintesi di una complessità fin troppo esposta a tensioni e conflittualità interne: non solo fra docenti, dirigenti, personale ata, ma addirittura tra docenti di discipline diverse, o diversi profili dell’area amministrativa. Davvero non si vede quale beneficio ne verrebbe, e a chi, se queste spinte conflittuali fossero quelle che prevalgono, in nome di una rappresentanza “non generale”.
La seconda questione, anch’essa ricorrente, è quella che riguarda gli stipendi degli insegnanti, che sarebbero tenuti bassi da politiche sindacali egualitarie e che rifiutano carriere fondate su fattori diversi dall’anzianità.
Fermo restando che il mondo universitario, da cui proviene il professor Galli, non mi pare il pulpito più qualificato da cui ricevere prediche sulla meritocrazia: nessuna obiezione ideologica, da parte della CISL (e non solo, se si ha la pazienza di leggere qualche documento), a definire carriere in cui non sia solo l’anzianità l’unico fattore di avanzamento, purché l’operazione sia sostenuta dal necessario investimento di risorse e si innesti su una condizione retributiva generale più dignitosa e più comparabile a quella degli altri paesi europei.
Non ci si chieda, in una battuta, di fare “autotrasfusioni”, perché non c’è sangue a sufficienza. Il livello attuale degli stipendi non consente manovre di autofinanziamento, mentre è doveroso che gli stipendi siano, in generale, più rispondenti al valore di una professione che anche per questo, a detta di tutti, sconta un deficit di attrattività.
Noi siamo ogni giorno al lavoro per questo, forse gli appelli il professor Galli dovrebbe farli ad altri.
Roma, 30 settembre 2024
Ivana Barbacci, segretaria generale CISL Scuola
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