Si può senz’altro definire ben riuscito il convegno “Dirigenza scolastica: verso quali scenari?” che la segreteria nazionale CISL Scuola ha organizzato martedì scorso, 10 dicembre, all’Hotel Universo di Roma. Più di duecentosessanta partecipanti, provenienti da ogni regione d’Italia, numerosi e molto qualificati gli interventi, che hanno visto avvicendarsi al microfono importanti esponenti del mondo accademico, dell’amministrazione scolastica e di altre istituzioni di rilievo nel campo delle relazioni sindacali.
Un significativo riconoscimento dell’importanza dell’iniziativa è venuto anche dalla presenza del ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, con un intervento di saluto in fase di apertura dei lavori, nel quale ha fra l’altro affermato di ritenere indispensabile il confronto con le organizzazioni sindacali a supporto di un’azione di governo del sistema di istruzione fondata sulla condivisione di obiettivi di crescita e di innovazione entro i quali possa trovare spazio una più adeguata valorizzazione delle professionalità, a partire da quella dei dirigenti scolastici. Un ampio resoconto dell’intervento di Valditara è pubblicato sulla rivista La Tecnica della scuola.
Articolato in quattro sessioni di lavoro, coordinate dal direttore della rivista Tuttoscuola, Giovanni Vinciguerra, il convegno ha dato spazio anzitutto alle problematiche legate al nuovo sistema di valutazione della dirigenza, di cui Antonio Naddeo (presidente dell’ARAN) e Salvatore Milazzo (Università Roma Tre) hanno preso in considerazione rispettivamente le implicazioni di natura sindacale e organizzativa. Naddeo in particolare ha dato conto degli squilibri retributivi fra le dirigenze di diversi settori, richiamandone la genesi e le difficoltà che ne ostacolano il superamento.
Non sono mancate, da parte di entrambi i relatori, le osservazioni critiche su un eccesso di macchinosità riscontrabile nel progetto di valutazione su cui è in corso il confronto fra Amministrazione e sindacati.
A parlare del benessere a scuola, anche come condizione per ottimizzare le performance di un sistema nel quale risultano determinanti le interazioni fra le diverse componenti, sono state Caterina Fiorilli, ordinaria di psicologia dello sviluppo e dell’educazione alla LUMSA, e Eduardo Barberis, ordinario di sociologia all’Università di Urbino Carlo Bo, che ha presentato gli esiti di una ricerca in cui si rilevano le variazioni riscontrate, nell’arco di un decennio, su diversi fattori che influenzano il contesto di lavoro nella scuola. Il progressivo accumularsi di incombenze e responsabilità, spesso improprie, sul lavoro delle scuole e in particolare dei dirigenti fa sì che siano diminuite, nel tempo, le opportunità di collaborazione e aumentate le occasioni di litigio.
A fare il punto sulle problematiche dei numerosi progetti che vedono coinvolte le scuole è stata Simona Montesarchio, responsabile dell’unità di missione del MIM per l’attuazione del PNRR. Un intervento nel quale sono state sottolineate le incongruenze spesso rilevabili tra le scadenze fissate per l’attuazione dei progetti e la specificità dei tempi della scuola, di cui non sempre la Commissione Europea sembra tenere adeguatamente conto. Ciò nonostante, ha rilevato la dott. Montesarchio, tute le scuole sono comunque in vista della rendicontazione.
Dedicata a un tema molto dibattuto la tavola ritonda conclusiva del convegno, sulle figure intermedie nell’organizzazione delle istituzioni scolastiche autonome. A portare un contributo di riflessione sulle esperienze in atto e sulle prospettive sono intervenuti Carmela Palumbo, capo dipartimento istruzione del MIM, Roberto Ricci, presidente dell’Invalsi e Paolo Mazzoli, esperto di organizzazione scolastica.
Dal confronto sono emersi spunti di notevole interesse su un tema che, come ha rilevato la segretaria generale Ivana Barbacci, vede nei tavoli di negoziato per il rinnovo del contratto il luogo in cui sviluppare un confronto per il quale la CISL Scuola si è detta da tempo disponibile. Essenziale, per Ivana Barbacci, che si ragioni di figure intermedie fuori da suggestioni elitarie, ma in un’ottica funzionale al rafforzamento dell’efficacia e della qualità del sistema.
Dal punto di vista sindacale, ha aggiunto, non può mancare l’interesse a creare opportunità di sviluppo professionale all’interno del profilo docente, senza fare del concorso a dirigente l’unica prospettiva di carriera percorribile.
Quanto al profilo di dirigente scolastico, vi sono esigenze di una più adeguata valorizzazione retributiva su cui la stessa amministrazione afferma spesso di convenire, ma che devono tradursi in atti coerenti e conseguenti sul piano normativo e delle scelte di investimento.
Nello stesso tempo, ha ribadito Ivana Barbacci, occorre che l’identità non meramente burocratica di una leadership esercitata in un contesto di comunità educante sia pienamente riconosciuta nella sua specificità e complessità, certamente non inferiore a quella di altri profili di dirigenza, rispetto ai quali rimane il gap retributivo che tuttora si riscontra, ma che alla luce dei fatti risulta inspiegabile e ancor meno giustificabile.
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